Cenni storici

Il flusso migratorio greco verso il Salento, secondo gli studiosi, si colloca in epoca antica (Magna Grecia) e durante la dominazione bizantina, con l'arrivo di molti religiosi (in particolare durante i regni degli Imperatori Basilio I e Basilio II negli anni 878-979) che si stabilirono nelle aree di Gallipoli, Nardò, Ugento e nell’attuale Grecia Salentina, diffondendo la cultura e la lingua greca e professando i dogmi della religione ortodossa.

Con la fine della dominazione bizantina, cui seguirono quella normanna, sveva, angioina, aragonese e spagnola, arrivarono tempi difficili per il clero greco che restò attivo nelle sole zone di Otranto, Gallipoli, Nardò e Calimera. I monaci cattolici presero il posto degli ortodossi e anche la lingua greca fu progressivamente abbandonata.

Nonostante resistano testimonianze di battesimi e matrimoni con rito greco, per tutto il '700, l'idioma subirà un costante degrado. Dopo la seconda guerra mondiale, sia a causa del fenomeno dell'emigrazione, sia per la diffusione dei mezzi radiotelevisivi, il numero dei parlanti è ancora diminuito.

Gli anni '90 segnano una fase importante e prolifica di cooperazione tra i Comuni di lingua ellenofona per promuovere la cultura e le tradizioni. Con legge dell'8 giugno 1990 n. 142, è istituito ufficialmente il Consorzio dei comuni della Grecìa Salentina. Nel 1996 è formalizzato un piano di coordinamento di interventi amministrativi (Associazione dei comuni della Grecìa salentina) per salvaguardare la cultura e la lingua, anche in chiave turistica.

Nel 2001, per iniziativa dei nove comuni, viene istituita l'Unione dei Comuni della Grecìa Salentina.

A tutt'oggi, la "grecità" è considerata tratto dominante della cultura salentina.

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